Il Patriarca presenta la “Verbum Domini”
Mestre: il Patriarca Scola presenta – in un teatro Toniolo “esaurito” – la Verbum Domini
A Venezia sarà il 1° Marzo ore 18.00 a San Marco
Era completamente gremito il Teatro Toniolo di Mestre, la sera di venerdì 14 gennaio, per ascoltare il Patriarca sulla Verbum Domini, il documento di Papa Benedetto XVI sul “Dio-che-parla” ovvero l’esortazione che raccoglie e rilancia i lavori del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. , l’intervento del card. Scola ha offerto alcune “chiavi di lettura” utili per la comprensione e l’approfondimento del testo ed accennato alle principali implicazioni emergenti. Eccone qui qualche “assaggio”: “Con l’esortazione Verbum Domini il Papa accompagna il cammino della Chiesa a partire dall’esperienza di comunione vissuta nell’Assemblea del Sinodo… Decisivo è il nesso con Sacramentum caritatis sull’Eucaristia nella vita e nella missione della Chiesa: Parola ed Eucaristia, costituiscono il cuore esistenza ecclesiale: “Parola ed Eucaristia si appartengono così intimamente da non poter essere comprese l’una senza l’altra: la Parola di Dio si fa carne sacramentale nell’evento eucaristico. L’Eucaristia ci apre all’intelligenza della sacra Scrittura, così come la sacra Scrittura a sua volta illumina e spiega il Mistero eucaristico”(n. 55)… L’accento è posto su Dio che parla e sull’uomo, chiamato ad accogliere la sua parola e ad entrare nell’Alleanza… la Chiesa come soggetto che accoglie la Parola nel presente; il coinvolgimento missionario della Chiesa che rende presente al mondo il Dio-che-parla… È fondamentale non smarrire l’itinerario che va da Dio-che-parla alla Chiesa che accoglie e si fa missione: non si accoglie la Parola di Dio se non si accetta di lasciarsi includere nella stessa missione di Cristo che si prolunga nella Chiesa. Il Dio-che-parla trova in Maria la relazione tra Verbo di Dio e umana libertà. Per questo l’esortazione fa costante riferimento a Maria: “In realtà, l’incarnazione del Verbo non può essere pensata a prescindere dalla libertà di questa giovane donna che con il suo assenso coopera in modo decisivo all’ingresso dell’Eterno nel tempo” (VD n. 27). Dio si rende incontrabile dall’uomo nella dinamica del segno (la Parola di Dio si comunica mediante parole umane) per mezzo della quale la umana libertà è chiamata originariamente all’assenso e all’accoglienza”. Quanto alle implicazioni, il Patriarca ha evidenziato la “sinfonia della Parola” precisando che tale espressione (“Parola di Dio”) “possiede diversi significati: la persona amata e amabile di Gesù Cristo, la Tradizione viva della Chiesa e quindi le Scritture, il Libro”. Considerare sempre questa “sinfonia di voci e significati” è “decisivo e fondamentale per l’azione pastorale e per la liturgia”. “Se la Parola di Dio è il Verbo fatto carne che permane nel tempo e nello spazio e si attesta nelle Scritture, allora il luogo originario dell’interpretazione della Scrittura è la Chiesa e in essa un’autentica esperienza cristiana”. Necessarie, dunque, una “lettura ecclesiale” e “l’intelligenza della fede” per evitare sia il rischio di un’interpretazione “secolarizzata che esclude l’intervento del divino nella storia” che quello di “un’interpretazione spiritualistica che prescinda dalla letteralità della Scrittura”… l’urgenza di una “ripresa radicale della dimensione biblica nella formazione cristiana e nella catechesi”… “nelle abituali attività delle comunità cristiane, nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti si abbia realmente a cuore l’incontro personale con Cristo che si comunica a noi nella sua Parola”. “La Parola di Dio – ha concluso il card. Scola – non è mai generica nel rivolgersi a noi, chiama e ci coinvolge, facendoci scoprire che l’intera nostra vita è vocazione. Approfondire la Parola di Dio significa imparare che non c’è un solo atto della mia giornata che non sia Dio che parla a me”. Non a caso, ricorda, il Papa invita i cristiani a riscoprire la preghiera dell’Angelus Domini in cui “c’è tutta la sintesi della Parola di Dio che si fa carne attraverso la libertà di una ragazza di Nazareth e la Chiesa invita a recitarla consapevole che questo mistero non è solo del passato ma riaccade oggi nel cuore di ogni fedele che accoglie l’annuncio della Parola di Dio”. E proprio qui “sta il segreto della vera gioia”, indicato nel passo finale dell’esortazione.