Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino. (Fil 4,4.5)
Sabato scorso quando ho sentito il Patriarca Angelo al telefono che mi diceva che non sarebbe venuto, lo ammetto, ho avuto un attimo di smarrimento. “E adesso, mi sono chiesto, tutto è pronto, tutti preparati a questo appuntamento e come Guido D’Alpaos nei saluti a San Nicolò ci ha sottolineato, imparata quasi a memoria la preghiera della visita Pastorale, cosa fare? Sono bastate alcune telefonate e un invio di tanti messaggi, alcuni nemmeno arrivati, e la notizia velocemente si è diffusa per l’isola. Una notizia che ha lasciato tutti mortificati, ma che ora ci chiede di proseguire nel cammino. E’ vero che il Signore voleva metterci alla prova se siamo pronti, come ci invita questo tempo di avvento, a saper accogliere il suo venire, che in questa occasione è stata la mancata presenza del Patriarca.
Avevamo, forse, dato molto impegno all’organizzazione, per altro importante, e alle cose tecniche. Ora, che abbiamo questo tempo in più, lasciamo spazio ad una preparazione interiore e spirituale attraverso la preghiera, i sacramenti e la carità fraterna. Preghiera per chiedere al Signore di saper ascoltare il Pastore che viene a confermarci nella fede; i sacramenti perché abbiamo bisogno di essere sostenuti nel cammino che saremo chiamati a vivere seguendo il nostro Pastore: carità fraterna, per rendere concreta questa Parola di Dio che il Patriarca Angelo verrà ad annunciarci con amore. Ecco allora, Rallegriamoci, come ci invita questa terza domenica di avvento, perché abbiamo un’opportunità nuova per poter convertire il nostro cuore a Dio, per far posto al Signore che viene, per vivere da suoi figli in modo autentico. Non lasciamo passare le occasioni che abbiamo e che ci saranno, dalle lodi all’adorazione, dalle preparazioni delle liturgie alla domenica della carità, vivendo una messa feriale, per poter gioire davvero per tutto l’amore che il Signore ci viene a donare, oggi, domani, sempre.
Don Carlo
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3ª di Avvento
Is 35, 1- 6a .8a.10 Ecco il vostro Dio, egli viene a salvarvi.
Sal 145 Vieni, Signore, a salvarci!
Gc 5, 7- 10 Rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.
Mt 11, 2-11 Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?
E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!
La ricerca della verità obbliga in coscienza ogni uomo. Nessuno deve ancorarsi alla non verità. Nessuno dovrà fermarsi alla verità imperfetta. Ognuno deve progredire di verità in verità fino al raggiungimento di quella che è rivestita di perfezione assoluta. Ogni uomo può costruire la sua vera umanità solo se va alla ricerca della più alta verità, della verità tutta intera. Se questo non lo fa’, allora il suo rapporto con la verità è stolto, insipiente, poco intelligente. La verità sta all’intelligenza come la luce al sole. La nostra verità non è però un’idea. È una persona. È Cristo Gesù. Tutti sono chiamati a cercare Cristo Gesù. Tutti sono invitati a testimoniare Lui come unica e sola verità del Padre sulla nostra terra. Secondo la Legge di Mosè, la testimonianza andava fatta sul fondamento di due testimoni concordi. Nessuno però poteva testimoniare per se stesso. Giovanni è testimone di Gesù. Lui però è uno solo. Ne occorre un altro perché la testimonianza sia legalmente valida. È questo il motivo per cui Giovanni manda i suoi discepoli a Cristo Signore. Questi devono passare tutti alla verità piena. Per passare occorre loro che questa verità venga testimoniata anche da Gesù Signore. Gesù però non può rendere testimonianza di se stesso. Non è legale. Rende loro testimonianza per mezzo della Scrittura Antica che si compie nella storia.
Quanto il Profeta Isaia annunzia del Messia del Signore si sta compiendo in Cristo Gesù. I discepoli di Giovanni lo constatano con i loro occhi. Vedono il compimento dell’antica profezia. Gesù però va ben oltre. Rende testimonianza alla verità di Giovanni: questi è vero profeta. Egli è il messaggero mandato da Dio dinanzi al Signore che sta per venire. Ora i discepoli di Giovanni possono scegliere Cristo Gesù, se vogliono. Possiedono la duplice testimonianza di Gesù e di Giovanni, di Gesù e della Scrittura. Se loro cercano realmente la verità, sono dinanzi alla verità. Ogni uomo è obbligato dalla sua umanità a cercare la verità e in essa compiersi e realizzarsi. Ad ogni uomo però deve essere sempre donata la garanzia di una testimonianza sicura, infallibile, inequivocabile. Ci stiamo accingendo a celebrare il mistero della venuta di Gesù, della verità che si è fatta carne. Siamo noi testimoni credibili dinanzi al mondo? Oppure esso è giustificato nella sua incredulità? Per Cristo Gesù non è la testimonianza su di Lui che ci rende credibili, bensì è la testimonianza che diamo sopra di noi. La nostra credibilità è la carità, l’amore sino alla fine. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Donna credibile per la tua carità e misericordia, Angeli e Santi di Dio, rendeteci credibili per il nostro grande amore. [Revisione omelie varie]
2ª di Avvento
Is 11, 1 – 10 Giudicherà con giustizia i miseri
Sal 71 Vieni, Signore, Re di giustizia e di pace
Rm 15, 4 – 9 Gesù Cristo salva tutti gli uomini
Mt 3, 1 – 12 Convertitevi: il regno dei cieli è vicino!
Il brano che più ci ha colpito nelle letture di questa domenica è il passo del profeta Isaia. Una profezia molto coinvolgente, incredibile e insperata. Ragione umana non può certamente ritenere attuabili le immagini che il profeta disegna nella mente del lettore: il lupo con l’agnello, il leone e il vitello, il leopardo col capretto e tutti sotto la guida di un fanciullo. Impossibile, incredibile. Fino al giorno in cui Gesù ha reso concreta e reale la promessa profetica. Ora tocca a noi. Le parole del profeta possono diventare realtà, Gesù ce ne ha dato gli strumenti e ci ha insegnato il modo. Dobbiamo solo credere in lui, seguire la sua Parola. Non è una promessa persa nel vuoto, non sono parole campate in aria, ma fatti concreti vissuti al nostro fianco, camminando con i nostri padri, soffrendo come mai nessuno al mondo e risorgendo coma mai nessuno ha fatto o potrà fare. E in questa promessa ben si inseriscono le parole del Battista che a sua volta annuncia l’incredibile. La salvezza è vicina per chi la saprà accogliere nella penitenza, ma la condanna è imminente per chi, ascoltata la profezia, non si impegnerà sul cammino tracciato da Gesù. Il battesimo con acqua ci apre la strada della salvezza, ma sarà il battesimo con Spirito Santo e fuoco che ci permetterà di raggiungere la meta. Non è la promessa di un percorso facile, di un cammino senza difficoltà. Perché allora cerchiamo, vogliamo, pretendiamo una vita fatta solo di benessere, appagamenti terreni, premi e gratificazioni in questo mondo. E quale grande metafora della vita in genere è la vita di una comunità cristiana , in cui ci si deve accogliere al di là delle difficoltà e delle fatiche, in cui le diversità e i contrasti debbono essere temperate nel Signore, in cui il cammino insieme deve essere il frutto di una scelta e di una convinzione di amore e di fede. Se riusciamo a comprenderci, aiutarci, amarci, vivere serenamente potremo sperimentare la promessa di Gesù ed evitare le minacce e le difficoltà annunciate dal Battista. Dipende da noi, da ognuno di noi. Ma si può fare. Ce lo insegna San Paolo: “Accoglietevi gli uni gli altri… “. Impariamo a vivere in pace, prima di pretendere la pace dagli altri, tra i popoli, tra i nemici. La pace non si può imporre, occorre viverla, sperimentarla, offrirla prima di chiederla. Allora il lupo potrà vivere accanto all’agnello: in pace. E attendiamo il Natale in cui un fanciullo ci guiderà.
[revisione monaci benedettini silvestrini]
1ª di Avvento
Is 2, 1 – 5 Il Signore unisce tutti i popoli nella pace eterna del suo regno
Sal 121 Andiamo con gioia incontro al Signore
Rm 13, 11 – 14a La nostra salvezza è più vicina
Mt 24, 37 – 44 Vegliate, per essere pronti al suo arrivo
L’Avvento è attesa di un grande avvenimento che non può passare inosservato nella vita dell’umanità, come in quello di ogni uomo, specialmente se credente. E’ come il sole che appare e fa notare la sua presenza anche se è coperto da oscure nubi. E’ necessario quindi mettersi in movimento e cercare Lui, l’atteso delle genti e accorrere dove lo si può trovare, come ci suggerisce la prima lettura: occorre destarsi da un sonno che ci impedisce di vedere il sole che sorge e che illumina tutta la nostra vita, ci esorta San Paolo. E’ necessario vegliare per riconoscere i segni del tempo, senza lasciarci sorprendere da eventi che possono sconvolgere tutta la nostra vita. Il messaggio per ognuno è chiaro: vivere la propria esistenza con impegno, serietà e costanza nell’attesa della venuta del Signore. Anche gli avvenimento della fede più forti possono lasciarci indifferenti. Presepi, natale, musica… son cose da bambini, si suole dire. Ma il vangelo ci ripete che se non diventate come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli. Se tu fratello, che sei pellegrino su questo mondo ti sei adagiato nelle tue realtà umane, come se durassero eternamente, scuotiti da questo ipnotismo che ti impedisce di vedere il succedersi degli interventi del Signore per la tua salvezza. Non a caso il brano del vangelo ci riporta al tempo di Noè, quando la gente mangiava, beveva, si divertiva senza darsi pena della tragedia che si avvicinava. Anche oggi molti delle nostra gente, anche credente, nonostante le tragedie che si susseguono su questo nostro pianeta: tsunami, inondazioni, terremoti, smottamenti, incidenti, stragi della discoteca, terrorismo, strage di gente innocente… vivono nella dimenticanza del giorno del Signore, nella superficialità e forse nel rifiuto di Dio senza nemmeno pensare che da un momento all’altro si potrebbe essere chiamati a comparire dinanzi a lui per rendere conto della propria vita. L’avvento ci sprona a fermarci un poco, a riflettere verso quale direzione è orientata la nostra vita, a mettere un po’ di ordine nella nostra coscienza. Quindi preghiera personale e comunitaria, lettura della Parola di Dio, partecipazione alle iniziative parrocchiali o Diocesane, sotto la protezione e la guida della Madonna, nel tempo liturgico che maggiormente le si addice.
Oggi è la Giornata per il Sostentamento del Clero In questo periodo che precede l’Avvento dovremmo ricordare in particolare una presenze assai familiare nella nostra esperienza quotidiana: quella dei sacerdoti. Scrive Matteo Calabresi, Responsabile nazionale del Servizio per la Promozione del Sostegno economico alla Chiesa – “… Nei quartieri urbani e nei piccoli centri, essi sono in missione. Portano la Parola del Vangelo, fanno opera di carità, accoglienza e conforto. La loro presenza è un dono prezioso per tutti. Ma ha bisogno del sostegno di tutti. È per questo che mi rivolgo a quanti sono consapevoli della ricchezza di questa presenza, perché vadano incontro ai sacerdoti che vivono in mezzo a noi e li aiutino generosamente.
Vorrei far sapere che ognuno può sostenere i 38.000 sacerdoti diocesani italiani che dedicano la vita al servizio del prossimo.
Invito tutti a guardare con fiducia il bene che ogni giorno i sacerdoti compiono con la preghiera, i sacramenti, le opere di carità, le attività educative e pertanto chiedo di essere solleciti verso di loro, in particolare verso i sacerdoti che hanno più bisogno, sostenendoli con la propria offerta , con gli appositi c/c che troviamo in chiesa.
“E venne ad abitare in mezzo a noi!”
L’Avvento che ci apprestiamo a vivere dà inizio al ciclo delle letture dell’anno A, con il caratteristico invito all’attesa-conversione in vista della festa del Santo Natale, ma ponendo anche l’accento sulla dimensione comunitaria di questa attesa. Il dono più grande, quello di un “figlio”, compimento della promessa al popolo d’Israele, va colto infatti in tutto il suo valore di identità e di progetto per il popolo stesso. In questo Avvento 2010 desideriamo allora domandarci: cosa significa per la nostra comunità attendere Gesù? Cosa dice questo dono al nostro essere comunità cristiana? Come cambia il nostro stare insieme a partire da quel bambino? Trattandosi un incontro vivo e vero con l’Emmanuele, Dio-con-noi, nell’attesa del suo ritorno alla fine dei tempi abbiamo accolto il suggerimento di un’antica immagine biblica, la tenda, per catalizzare l’attenzione della comunità e ripensarsi a partire dal “figlio” che le è donato. La tenda nella storia e nella cultura di Israele è segno della presenza reale di Dio, per sua caratteristica “mobile”, quindi compagna di viaggio, per un popolo che nella storia cammina e ha bisogno di sentire che non è solo. Ciò che desideriamo offrirvi con questo segno sono suggerimenti per un tempo di Avvento per dare risposte alle domande precedenti. La costruzione della tenda, nello specifico, vorremmo fosse esemplare di quattro passi che, come comunità, la Parola di Dio ci chiama a fare, prendendo consapevolezza, dai più piccoli ai più grandi, di qual è l’essenziale che fa “stare in piedi” il nostro essere Chiesa in un determinato territorio. Immedesimarsi in costruttori non deve però illuderci che sia per merito nostro se le cose crescono o reggono al tempo ma non dobbiamo dimenticare che “chi progetta” e “chi fa crescere” è sempre lo Spirito Santo a cui noi prestiamo cuore e braccia.. Accogliamo la sfida
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Mercoledì sera alle 21 in casa sacro cuore si è tenuta l’assemblea parrochiale.
Continuando la riflessione sul tema dalla “Unità alla Comunità Pastorale” abbiamo riflettuto sull’Enciclica di Giovanni Paolo II “Ecclesia de Eucharistia”, ci siamo soffermati sull’importanza dell’Eucarestia come fonte e culmine per l’edificazione della Chiesa e la comunione dei propri membri, compresi noi che stiamo camminando verso la formazione della “Comunità Pastorale”… Verificando il tempo d’Avvento – Natale abbiamo constatato la scarsa partecipazione alle celebrazioni eucaristiche, in modo particolare delle famiglie di bambini e ragazzi della catechesi.
E’ un problema grave, che si presenta ogni domenica. Quali sono i motivi? Quali i problemi? Sicuramente gli avvenimenti accaduti quest’estate dopo il passaggio di don Carlo a parroco unico non hanno aiutato e non sono il risultato di una comunità che cammina in Cristo. Dimostrano infatti la necessità urgente del ripartire proprio da noi, azzerandoci nelle nostre convinzioni e nei nostri egoismi mettendo a disposizione e unendo le nostre forze nei vari ambiti di vita. Tutto dipende se ci interessa e se ci sentiamo appartenenti davvero a questa comunità, come un’unica famiglia, con Gesù sta al centro. L’occasione proposta di sostare davanti al Santissimo può diventare l’occasione per rinnovare l’incontro con Lui per creare un rapporto nuovo “per ricevere e farsi ricevere da Lui”.
Il Papa Giovanni Paolo II diceva: “se il cristianesimo deve distinguersi nel nostro tempo come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi in spirituale conversazione in adorazione silenziosa in atteggiamento di amore davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento? ” Sicuramente se faremo spazio le risposte non tarderanno ad arrivare e soprattutto una lettura nuova per predisporci anche nell’incontro con il Patriarca non vedendolo come un qualcosa di lontano che non ci appartiene, ma l’inizio di una conversione per tutti. Abbiamo così iniziato a programmare la prossima Sosta Pastorale del Patriarca Angelo. A questo dedicheremo il prossimo incontro. Abbiamo poi definito alcuni appuntamenti per la Quaresima e la Pasqua di cui riporteremo la prossima settimana il programma completo. La prossima assemblea si terrà il 14 Aprile 2010 a san Pietro Sarebbe bello vedervi numerosi.
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Mercoledì 27 gennaio alle ore 21.00 a San Donato si terrà l’Assemblea parrocchiale
Ordine del Giorno:
- Riflessione : “Dall’ Unità alla Comunità Pastorale”:
l’Eucarestia Edifica la Chiesa, dalle Enciclica del Papa, (vedi il foglio preparato)
- Verifica del tempo di Avvento – Natale
- Visita Pastorale del Patriarca Angelo
- Programmazione del Tempo di Quaresima – Pasqua.
- Varie ed Eventuali
Clicca qui per visualizzare il foglio
Don Carlo
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Sof 3,14-18 Il Signore esulterà per te con grida di gioia.
Is 12 Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.
Fil 4,4-7 Il Signore è vicino!
Lc 3, 10-18 E noi che cosa dobbiamo fare?
C’è una bella immagine all’inizio del capitolo 3 dell’evangelo di Luca (di cui meditiamo un brano in questa terza domenica di Avvento): situando storicamente l’evento della robusta predicazione del Battista, l’evangelista ci ricorda che «la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto» “scende”, che ti invade nel profondo, che ti suggerisce pensieri nuovi e nuovi comportamenti. Una Parola (una Persona, il Cristo! ) di cui spesso facciamo di tutto per sbarazzarci, ma che invece, mentre siamo in cammino come il Battista (o come i discepoli di Emmaus ci cui ci parlerà ancora Luca nel capitolo 24 dell’evangelo), si ritrova accanto a noi per spiegarci le Scritture. E che, senza un’apparente ragione logica, ci riempie di gioia. La stessa gioia che il profeta Sofonia proclama in un tempo drammatico per Israele. Solo questa gioia intima, profonda, densa di quella virtù che abbiamo forse perso nelle nostre esistenze, la speranza, ci aiuta a leggere nel significato più profondo la parola che ci accompagna in questa domenica.
L’insegnamento di Cristo, la nostra libera adesione alla sua dottrina, assunta con il battesimo e ribadita con la Cresima, implicano la nostra continua conversione. Un salmista definisce la Parola di Dio «lampada ai miei passi, luce sul mio cammino». Ciò vuol dire che tutta la nostra vita deve orientarsi a Dio e questo accade realmente soltanto quanto alla fede seguono le opere. La prima virtù da praticare è però la carità, che è amore, gratitudine e lode a Dio e rispetto del nostro prossimo, che amiamo con lo stesso amore. Ecco allora il senso dell’insegnamento di Giovanni Battista: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Per aprirsi al Signore bisogna uscire dalla morsa dell’egoismo. Soltanto dando amore agli altri siamo irrorati a nostra volta dalla grazia divina. La stessa efficacia dei sacramenti è in parte condizionata dalle nostre interiori disposizioni. Lo stesso Natale influirà salutarmene su di noi se disponiamo il nostro animo all’accoglienza del Signore che viene. Il battesimo in Spirito Santo e fuoco sarà la nostra energia, la nostra luce, la fonte del nostro bene, se con umiltà accettiamo l’umiltà e l’immensità del presepio. Solo lì le grandezze fatue del mondo e tutte le umane presunzioni vengono infrante. Il Battista afferma questa verità dicendo che la pula sarà separata da grano e arsa nel fuoco inestinguibile. Nella fredda grotta del Presepio già arde il fuoco che è e sarà per noi irrorazione dello Spirito e fuoco sacro per ardere di amore divino.
(sintesi commenti vari)
La Parola della Festa
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Resta in attesa… e’ una sorpresa!
(Senza la domenica… non possiamo vivere)
3^ Domenica di Avvento
Abbiamo visto che se noi invitiamo Dio ad entrare nella nostra vita, cioè lo prendiamo sul serio, non possiamo restare indifferenti, questo però non solo per un senso del dovere o per applicare degli insegnamenti esterni… ma per la conseguenza di un cuore nuovo! Ecco perché la folla nel Vangelo domanda a Giovanni cosa deve fare… Ecco perché i pastori all’annuncio degli angeli si mettono in moto. Noi sentiamo questa urgenza? Il momento dopo la comunione potrebbe essere lo spazio giusto per invitare tutti alla preghiera silenziosa e interrogare il proprio cuore per scorgere i semi che Dio vi ha piantato e individuare come fare spazio nella nostra vita perché crescano rigogliosi.
Sorpresi (Sor-presi) di essere invitati
I pastori erano gente semplice che viveva ai margini dei villaggi. Non erano molto stimati e anzi spesso si sospettava di loro: chi poteva controllare chi lavora di notte? Dalla vita non si aspettavano grandi riconoscimenti, ormai rassegnati al loro posto nella scala sociale. Gente che in fondo non si aspetta nulla, ma che per ironia della sorte sa meglio di tanti altri cosa vuol dire “restare in attesa”. Erano poveri,masi lasciavano stupire dalle piccole gioie: la nascita di un capretto, una fonte d’acqua limpida, una stella particolarmente luminosa. Era notte. Qualche pastore teneva acceso il fuoco del bivacco, a crocchi chiacchieravano attorno alla fioca luce, altri più scostati controllavano il gregge. All’improvviso il cielo si illuminò. Una voce calda e festosa disse parole insolite: Che fare? Credere a quella voce? E’ notte, il tempo dei sogni che al giungere del giorno svaniscono. Ma quella luce era così intensa e così in tanti hanno udito quella voce: poteva essere solo un’illusione? Stava accadendo qualcosa di nuovo! Che gioia! Dio si era rivolto proprio a loro per dare questo lieto annuncio. Perché proprio noi? Perché proprio io? Pensava ciascuno in cuore… Quel “Non temete ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” Dio, lontano nel cielo, si stava facendo vicino, stava facendo conoscere qualcosa di ‘straordinario’a degli uomini ‘qualunque’. Si decidono a partire, mettono in gioco la loro libertà, prestano fede a quell’invito. Chi sarà mai questo bambino? Perfino la madre e il padre sembrano stupiti di tanto strepito attorno al loro piccolo frugoletto: solitudine e gloria; una stalla, perché rifiutati dai ben più comodi alberghi della città e ora accolti e salutati da quel gruppo di pastori, che raccontano di aver udito parole meravigliose su quel bambino. Forse portano in dono i prodotti del loro lavoro; i pastori non temono la loro povertà, non temono di portare le loro cose semplici. E in cambio dei graditi doni, utili alla povertà di quella famiglia nascente, ricevono il Dono: lo stare accanto a quel bambino, il suo rimettersi ai loro occhi, alle loro mani. Consegnato nelle mani degli uomini fin da allora. Solo un povero di spirito può stupirsi di essere stato scelto, può prestare ascolto all’invito di Dio e dar Gli credito, può riconoscerne il segno, può assaporarne la gioia. Solo un povero può riconoscere nella povertà di quella scena la presenza di Dio. Questo perché il primo ad accogliere la buona notizia è sempre chi si sente povero davanti a Dio e sa che può confidare solo in Lui. Attorno alla mangiatoia i pastori trovano tre creature umane: da quando il Figlio di Dio è diventato figlio dell’uomo non si può più cercare autenticamente il Signore trascurando gli uomini e le donne che si presentano al nostro sguardo*.